mercoledì 19 ottobre 2011

Eventi in Sicilia

Partanna, Castello



Arbore, premio Nick La Rocca


                                                        Selinunte, concerto banda musicale F.Mangiaracina





                                           Trapani




                                                 Selinunte, omaggio a Pino Veneziano 2011



                                          Partanna,Ritorno ad Itaca (G. la Rocca)




                                         Castelvetrano, musica e giovani





                                         Castelvetrano, Corteo della legalità



                                             Castelvetrano, finale miglior lettore



                                           Vita, Eventi concerto giovani musicisti


                                       Vita, giovani concertisti




Selinunte, omaggio a Pino Veneziano 2011

Foto Sicilia

     Castello Grifeo Partanna



Sciacca





Piazza Elimo Poggioreale








Triscina di Selinunte
Partanna Piazza Falcone






Triscina di Selinunte



Partanna castello Grifeo






Messina


Etna
Erice

Castelvetrano

Castelvetrano

Agrigento

Salemi

Selinunte, Acropoli




Scopello







Trapani










Selinunte

domenica 16 ottobre 2011

Associazione di volontariato "Nessun uomo è un'Isola"


L'associazione "Nessun uomo è un'isola" si costituisce a Partanna (tp) nel 1994. Un gruppo di persone(Rosario Guzzo, Vincenzo Barone, Antonio Monte, M.Pia Caruso, Adriana Maggio, Cristiana Caracci, Cristina Corcella e Pino Gioia, hanno deciso di collaborare con l'A.I.L (ass. italiana contro la leucemia e i linfomi) di Palermo per tendere  una mano a chi è affetto da malattie del sangue. Numerose sono state le manifestazioni pubbliche per socializzare ai cittadini partannesi e non gli obbiettivi dell'associazione nazionale. Centoventi volontari si sono fatti tipizzare diventando così donatori di midollo osseo.
 La collaborazione con l'ail di Palermo vede i volontari partannesi presenti nelle piazze a sostegno alle campagne per promuovere la ricerca scientifica (stelle di natale e uova di pasqua).

Giuseppe Pitrè

mercoledì 12 ottobre 2011

Rosa Balistreri (1^ cantautrice siciliana)

 









Rosa Balistreri  Non cominciò subito la carriera di cantante, nonostante coltivasse in segreto la passione per il canto. Visse, maturando l'esperienza di emigrante, per circa vent'anni a Firenze, per poi trasferirsi a Palermo nel 1971.
Cominciò la carriera di cantante professionista nel 1966 partecipando allo spettacolo di Dario Fo Ci ragiono e canto, nello stesso anno registrò il suo primo disco. Proseguì con concerti al Teatro Carignano di Torino, al Manzoni di Milano e al Metastasio di Prato, alternati con esibizioni in varie sedi e seminari sulla musica popolare in alcune università. Il suo repertorio variava dai canti appresi durante l'infanzia a canti popolari di varia provenienza: in particolare scrisse per lei numerose liriche Ignazio Buttitta. Il timbro forte ed originale della voce le consentì di interpretare le canzoni popolari siciliane con un tono fortemente drammatico esprimendo il senso di povertà e orgoglio della sua terra.
Nel 1974 partecipò, assieme ad altri esponenti del folk, ad un'edizione di Canzonissima.

Il 31 maggio 2008 è stato organizzato Terra ca nun senti (ovvero Terra che non senti, brano escluso in extremis dal Festival di Sanremo 1973 perché risultato non inedito), un concerto tributo per Etnafest 2008, svoltosi in Piazza Università a Catania, che ha visto la partecipazione di Rita Botto, Carmen Consoli, Giorgia, Patrizia Laquidara, Nada, Marina Rei, Etta Scollo, Tosca, Paola Turci, Ornella Vanoni, Alfio Antico, Faraualla, Emma Dante. Etna Orchestra diretta da Salvo Cantone.



  Licata  7° memorial Rosa Balistreri, Solidea e Rosario Guzzo  3° premio con il brano Chiudi l'Ucchiuzzi tò.







Irene Bonanno e Rosario Guzzo, premio della giuria e del comune di Licata, con il brano Sicilia Chianciu.

martedì 11 ottobre 2011

Pino Veneziano "Il Cantastorie"

Io, se fossi ragazzo, gli porterei la chitarra,
lo seguirei dovunque va,
lo sentirei cantare nelle piazze.
(Ignazio Buttitta)

                             Ignazio Butera e Rosario Guzzo, serata dedicata a Pino Veneziano 2011

Pino Veneziano

 nasce a Riesi il 2 luglio del 1933.
Durante la guerra il padre carabiniere, che ha prestato servizio prima a Castelvetrano e poi a Sciacca, abbandona la famiglia. Pino, interrompe la seconda elementare e comincia a lavorare come guardiano di capre e garzone di fornaio.
A 17 anni, con la madre e il fratello, si trasferisce a Castelvetrano, dove lavora come garzone nei bar. Agli inizi degli anni ’60 è cameriere a Selinunte e verso la fine del decennio, con due amici, apre il suo primo ristorante.
Impara a suonare la chitarra a circa 40 anni. Poco dopo scrive la sua prima canzone, Lu sicilianu.
Le altre vengono quasi una dopo l’altra: una trentina circa (il materiale è in fase di riordino).
Negli anni ’70 e fino alla metà degli anni ’80 il ristorante Miramare, e poi il Lido Azzurro, diventano un punto di riferimento per la borgata di Marinella di Selinunte. Pino serve ai tavoli e poi canta le sue canzoni. Tra i suoi clienti ci sono anche Lucio Dalla e Fabrizio De Andrè, che lo vuole come spalla nel suo primo concerto in Sicilia.
Pino regala le sue canzoni anche alle Feste dell’Unità. Nel 1975 incide il suo primo e unico disco, Lu patruni è suvecchiu (Il padrone è di troppo), edito dai Circoli di Ottobre; il poeta Ignazio Buttita nella nota di copertina lo definisce: Un cantastorie che fa politica e la sublima con la poesia.
Nell’estate del 1984 nel ristorante di Pino si ferma anche Borges, il quale si commuove ascoltando le sue canzoni che, per lui, non hanno bisogno di traduzione. Chiede anche di accarezzare il volto di Pino per “vederlo”.
Nel 1984 una compagnia di anziani di Riesi, in gita a Selinunte, casualmente fornisce a Pino informazioni su suo padre che si trova in un casa di riposo a Gela. Quando va a trovarlo scopre che anche il padre suona la chitarra e canta motivi popolari.
Il 1986 è l’ultimo anno in cui Pino lavora al ristorante; intristito dalla morte della moglie (avvenuta nel 1980) e provato da una vita di fatica, per arrotondare la pensione fa il posteggiatore al Parco Archeologico di Selinunte. Continua comunque a scrivere canzoni
Muore il 3 luglio 1994, il giorno dopo il suo compleanno.

lunedì 10 ottobre 2011

storie di jazz

Louis Armstrong: quando una sera del 1935 arrivò a Torino...





Jazz Club Torino e Grand Hotel Sitea rievocano una sera del 1935, debutto torinese del grande jazzista. L'evento è incluso nel programma dell'edizione 2010 di  17 settembre 2010
via Carlo Alberto 35 - Piazzale Valdo Fusi
Una fotografia di Louis Armstrong datata 1935
TORINO - LOUIS ARMSTRONG - TRIBUTO - JAZZ - SERATA - CONCERTO

Torino e il jazz:
un amore di antica data che il 17 settembre vivrà una serata davvero da intenditori nelle sale del Grand Hotel Sitea per l'occasione in versione club anni' 30.

Omaggio ad Armstrong, questo il titolo dell'appuntamento (esclusivamente a inviti), Evento organizzato in collaborazione con il Jazz Club Torino, e che - a 75 anni di distanza - intende ricordare l'ultimo concerto tenuto Italia il 15 gennaio 1935, proprio a Torino, dal grande jazzista statunitense prima dell'entrata in vigore delle leggi razziali.

Una ricorrenza che coincide con l'85° anniversario del Grand Hotel Sitea che, in quell'occasione ebbe l'onore di ospitare il celebre musicista.
Presenza all'epoca scomoda e che fu di fatto cancellata dai registri dell'hotel negli anni della Guerra quando l'albergo torinese fu requisito dal comando R.A.P. (Ragruppamento Anti Partigiani)  dal 16/12/44 al 20/05/45.

Ma in ogni caso testimonial illustre di una lunga schiera di celebrità dello spettacolo – fra i quali Dizzie Gillespie, B.B. King, Ray Charles, Mahattan Transfert, Keith Jarrett -  che insieme a molti altre voci e volti del cinema e del teatro hanno contribuito a diffondere la fama di questo storico quattrostelle e ad affermarne la fama di "hotel dell'arte e della cultura".




Louis Prima, il picciotto del jazz L´autore di "Just a gigolò" rivendicava le sue radici di Salaparuta come una medaglia da esibire

fonte:  http://palermo.repubblica.it/dettaglio/Louis-Prima-il-pic...
Le radici isolane di Louis Prima sono salpate per l´America in quel flusso di fine Ottocento con i bagagli dei nonni paterni: Leonardo, che scappa dalla miseria di Salaparuta, ed Elisabetta Antiochia, una vedova che fugge dagli orrori di Castelvetrano. I due - poco dopo le nozze celebrate nel settembre del 1876, a cinque mesi dall´assassinio del primo marito della donna - si imbarcano per gli States e chissà come e perché finiscono a New Orleans, dove il jazz e lo swing sono un tutt´uno con l´aria.

Lì nasce Anthony. Per completare il puzzle familiare manca ancora una tessera: quella di Angelina Caravella, una paffuta bambina di undici mesi sbarcata dal piroscafo in braccio ai genitori partiti da Ustica in cerca di fortuna. Angelina cresce e finisce con lo sposare quell´Anthony che avevamo lasciato in sospeso. La coppia genera Leon nel 1907 e Louis, quattro anni dopo. È inevitabile in quella magica atmosfera che i due ragazzi comincino a cantare e strimpellare. Angelina impone ai figli l´archetto del violino, ma la tromba si mette di traverso ai progetti borghesi della donna. In quegli anni impazza nei locali di New Orleans un altro Louis, Armstrong, che da lì comincia la sua scalata al mito. Questa coincidenza, da un lato fornisce a Louis Prima, di dieci anni più giovane, un grosso stimolo, dall´altro in qualche modo ne tarpa le ali. L´essere considerato «un imitatore» del grande Satchmo, la pelle bianca, l´orecchiabilità della sua musica e l´aspetto vagamente caricaturale, da macchietta cinematografica, saranno quattro handicap che gli tarperanno le ali per tutta la vita, relegandolo in seconda fila nell´Olimpo delle sette note.

L´esordio di Louis è datato anni Venti. La gavetta dura anni. Agli inizi aggregato ad altre band, anche a quella del fratello Leon, poi con una formazione tutta sua, la Louis Prima´s New Orleans Gang. Voce arrochita per non dare vantaggio ai neri, scat e swing. Il successo delle sue performance lo lancia nei grandi templi del jazz di New York. Nella "Grande mela" firma il suo primo hit: "Sing, sing, sing", diventato in breve cavallo di battaglia di ogni jazzista. Anche di Benny Goodman che nel suo concerto più celebre - quello al Carnagie Hall del 1938 - suonò la canzone a chiusura della serata (per la verità il decano del jazz palermitano Claudio Lo Cascio, che di Prima è lo studioso più appassionato, sostiene che il brano fu il penultimo del concerto). Proprio Lo Cascio si è intestato il compito di rendere giustizia alla genialità musicale di Prima, stizzito dal fatto che le due principali enciclopedie del jazz, una definisce l´artista siculoamericano «un discreto imitatore di Armstrong» e l´altra lo liquida con l´annotazione che «nel 1934 dirige a New York un´orchestra dixieland, dopo un breve ingaggio a Cleveland con Red Nichols».

Perentorio il giudizio di Lo Cascio: «Mi sento di potere tranquillamente definire Prima, il Louis Armstrong bianco di New Orleans, ma non perché ne imitasse pedissequamente lo stile - cosa vera solo in misura del tutto marginale - bensì per averne acquisito lo spirito, così come noi da siciliani possiamo affermare che Turi Ferro abbia interpretato Martoglio proprio nello spirito del grandissimo Angelo Musco». Con buona pace della critica che da sempre considera il trombettista Bobby Hackett l´alter ego ufficiale di Satchmo. Sempre Lo Cascio sostiene che il vero cognome del nonno fosse Di Prima e che la Di si fosse smarrita nell´odissea dell´emigrazione.

Nota dopo nota il giovane jazzista finisce in un rinomato locale notturno di Los Angeles e poi di rimbalzo nel mondo aureo di Hollywood, dove interpreta diversi ruoli - per lo più caricaturali in virtù della sua faccia gommosa - spartendo il suo tempo tra le pedane dei locali e il set. Punta di diamante di questa avventura in celluloide è "Rhithm on the Range" al fianco di Bing Crosby. Gli anni Quaranta scorrono sotto il segno della sua Big Band, della quale fa parte Keely Smith che diventerà la sua quarta moglie (uomo irrequieto nella musica e nei sentimenti). Sono di quegli anni i suoi brani rimasti nella storia del jazz: "Angelina & Zooma Zooma" - dedicata alla madre - "Just a gigolò", "Twist alla night", "Closer to the Bone", "Buonasera signorina" e altre. La prima è diventata un vero e proprio cult dopo che Francis Coppola l´ha inserita nella colonna sonora del suo primo "Padrino" (Remember "C´è la luna in mezzo o mari mamma mia m´aiu a maritari... " cantata al gran ballo del matrimonio di Connie, la figlia di don Corleone). Con oltre centoventi brani incisi il jazzista di Salaparura si affianca ad altri siciliani - come Tony Scott, Nick La Rocca e George Wallington - che hanno contribuito a fare grande il jazz americano. Negli anni successivi Prima si fa irretire dal pop-rock, con risultati però irrilevanti. Ancora sulla breccia, nel 967 viene scelto dalla Walt Disney per dare la voce a re Luigi nel bellissimo cartoon "Il libro della giungla". La sua canzone "I Wanna Be Like You", tratta dalla colonna sonora, è il fiore all´occhiello musicale della casa cinematografica.
NICK LA ROCCA STORY

Per raccontare la storia di Nick La Rocca, il musicista che nel 1917 incise il primo disco della storia del Jazz dobbiamo fare un salto indietro di alcuni decenni e iniziare il racconto parlando di suo padre Girolamo che  nel 1868 partì da Salaparuta (Trapani) per il servizio militare e si ritrovò a suonare la tromba con i bersaglieri del Generale Lamarmora durante la Terza Guerra d’Indipendenza fino al 1871 anno in cui fece ritorno a casa.
La famiglia La Rocca, come tante altre famiglie in Sicilia si batteva per la rivendicazione degli usi civici. Per combattere questa battaglia il fratello maggiore Bartolomeo dovette vendere la poca terra rimasta. Girolamo aveva ripreso il suo mestiere di calzolaio che aveva lasciato due anni prima per il servizio militare ma quel che guadagnava non bastava per aiutare la famiglia. Dopo una ennesima riunione in casa si decise che i due fratelli più giovani cercassero fortuna altrove. Alcuni amici partiti per New Orleans negli Stati Uniti erano tornati dopo qualche anno con cospicue fortune. Ricordiamo che allora New Orleans era diventata una colonia di  siciliani soprattutto agricoltori a cui veniva regalata la terra purchè volessero coltivarla.
Gerolamo e Vito partirono per l'America mentre Bartolomeo e le sorelle restarono a Salaparuta per aiutare i vecchi genitori e per continuare la loro lotta contro i proprietari terrieri.
I due fratelli arrivati a New Orleans con buona volontà e intraprendenza (e con l'aiuto dei "paesani") trovarono lavoro presso un negozio di scarpe in Magazine Street.
Girolamo ben presto divenne socio dell' anziano proprietario che morì in un incidente stradale senza lasciare eredi.  Passano gli anni, Girolamo nel frattempo si sposa e mette su famiglia ma non ha mai dimenticato i suoi cari in Sicilia che per corrispondenza lo hanno sempre tenuto al corrente soprattutto delle vicende riguardanti gli Usi Civici. La vittoria non è lontana e coincide con la nascita di Dominick (Nick), il quarto figlio di Girolamo. Siamo nel 1889; Girolamo e Vito non torneranno più in Italia.
Siamo a New Orleans nell'ultimo decennio dell'800 e il piccolo Nick crescendo mostra un grande interesse per la musica; spesso i genitori lo trovano come incantato osservare la tromba attaccata al muro, oggetto di vanto di papà Girolamo a cui non manca l'occasione di raccontare agli amici di aver suonato quello strumento nei bersaglieri del Generale Lamarmora.
Girolamo era stato scritturato assieme ad alcuni amici a tenere una serie di "concertini" nel parco della città e alla domenica mattina trascinava con sè tutta la famiglia che composta e con gli abiti della festa era costretta a seguire con interesse le performances del capofamiglia; Nick al contrario degli altri fratelli tutti più grandi di lui era veramente interessato a tutto quello che succedeva su quel palco e seguiva con interesse quei motivi per lo più tratti da opere.
Un giorno il padre tornando a casa dalla sua bottega di calzolaio lo sorprese a soffiare dentro la sua tromba; gli tolse lo strumento dalle mani e lo rimproverò aspramente vietandogli di farlo ancora. "La musica è una bella cosa ma non ti dà da mangiare..." replicò, "...Io voglio che tu da grande diventi dottore!"                                                             
L'episodio non rimase isolato, si ripetè e una sera, fuori di sè per la rabbia, papà Girolamo spaccò lo strumento suscitando le lacrime e la disperazione del figlioletto. Il piccolo Nick con l'aiuto del padre di un amico che aggiustava strumenti riuscì a farsi riparare la cornetta e la riportò a casa nascondendola agli occhi del padre.
Per non essere scoperto dal padre si rinchiudeva spesso in qualche locale abbandonato alla periferia per eseguire i suoi esercizi. Aveva ascoltato un gruppo di ragazzi neri suonare per le strade ed e era rimasto affascinato da quella musica così diversa da quella che era solito ascoltare alla domenica mattina.
Un giorno si rifugiò in un gabinetto di un cortile di un isolato vicino a casa sua; cominciò a soffiare nella sua cornetta provocando le proteste dei vicini che cominciarono a bussare alla porta e a imprecare contro il piccolo disturbatore. Non essendo riusciti nel loro intento furono costretti a stanarlo facendo passare da una piccola finestrella in alto un tubo di gomma e inondando di acqua il piccolo disturbatore.
Col passar degli anni era diventato molto intraprendente e a 17 anni non c'era matrimonio o battesimo nel suo quartiere che non si valesse delle sue prestazioni musicali.
Continuava a cambiare i suoi musicisti alla ricerca di qualcosa che non riusciva ancora a mettere a fuoco, finchè un giorno si accorse che bastava ridurre l'organico di una brass band per ottenere dei suoni più agili e meno impegnativi.
Con il suo nuovo gruppo viene scritturato per reclamizzare un incontro di boxe fra un pugile locale e un campione di New York. Il lancio dell'incontro avviene su un carro tirato da cavalli per le strade di New Orleans. Fra i presenti un certo Harry H. James gestore di un locale di Chicago che invitò il gruppo a esibirsi nella sua città e lo battezza "Original Dixieland Jass Band". Da Chicago a New York il passo è breve ed ecco i nostri amici in un locale di Manhattan tenuto da italo-americani di dubbia reputazione.
E durante una di quelle serate un signore prende in disparte Nick e gli offre la possibilità di incidere un disco. Siamo nel 1917 e quel disco fu il primo disco inciso della storia del jazz.
Il successo fu immediato. In men che non si dica la band vendette un milione di dischi tra l'altro reclamizzati sui manifesti affissi in tutta New York.
Se non che avvenne qualcosa di insolito che avrebbe avuto un incredibile risvolto nella storia del jazz. I passanti a New York si divertivano a stracciare dai manifesti la "J" della parola "Jass" in modo che si leggesse "ass" che vuol dire volgarmente "sedere". Per cui si poteva leggere "Original Dixieland Ass Band" che tradotto sarebbe come dire "la band del sedere Original Dixieland". I dirigenti della casa discografica non sopportavano questo stupido scherzo che ridicolizzava il loro lavoro e decisero di cambiare quella parola che in fondo non voleva dire niente e che era un termine in "slang" usato soltanto in Louisiana. Dopo un primo tentativo apparso tra l'altro su un giornale di cambiare quel termine in "Jasz", decisero che era molto meglio sostituirlo definitivamente con "Jazz" che non voleva dir nulla ma che almeno serviva a non ridicolizzare il nome della band e la compagnia discografica.
Sembra strano ma è questa la vera origine della parola "Jazz". Questa versione dei fatti mi è stata raccontata da Jim La Rocca, figlio di Nick e quindi si è finalmente compreso come mai nei primi dischi pubblicati l’orchestra riportava il termine “jass” sostituito dopo qualche mese dal termine “jazz”.
  Lino Patruno. 

Il cantante di jazz (film 1927

Il cantante di jazz
The Jazz Singer.gif
Poster dell'epoca
Il cantante di jazz è un film del 1927, diretto da Alan Crosland.
Interpretato da Al Jolson, è il film che segna la nascita dell'era del cinema sonoro, uscito per la prima volta nelle sale statunitensi il 6 ottobre 1927.

Trama [modifica]

Jakie, un ragazzo ebreo, sconvolge le tradizioni di famiglia perché non vuole cantare in Sinagoga, come hanno fatto tutti i maschi di famiglia prima di lui per cinque generazioni. Infatti ama il jazz e a questo vorrebbe dedicare la sua carriera. Il padre, il cantore Rabinowitz, lo osteggia apertamente finché dopo un'aspra discussione Jakie lascia casa e se ne va per la sua strada. Cambia il nome in Jack Robin e si dipinge la faccia di nero per seguire le sue aspirazioni, finché non gli si presenta la grande occasione con l'aiuto di Mary Dale, famosa cantante, con cui ha una relazione. Arrivato a questo punto Jack dovrà riconsiderare le sue scelte, anche nei confronti della sua famiglia.

Importanza storica [modifica]

Oggi risulta strano pensare come si potesse definire film sonoro un lungometraggio per buona parte muto e accompagnato da didascalie. Se infatti escludiamo le 9 canzoni totalmente musicate e cantate, le parti parlate si riducono a poco più di un minuto di dialogo durante l'esecuzione della canzone "Blue Skies" e a poche altre brevi frasi monologiche. A quei tempi, però, tutto ciò era percepito come un portento della tecnica e il jazz divenne colonna sonora non solo di quel film, ma precursore di molti altri, come Il re del jazz (1930) di John Murray Anderson o La città del jazz (1947) di Arthur Lubin.
Infatti "Il cantante di Jazz" non è il primo film interamente parlato, il primato va a Lights of New York che fu lanciato l'8 giugno 1928 dalla stessa Warner Bros che verso la fine dello stesso anno, con Il cantante pazzo (Al Jolson), ripeté il successo del film precedente.
La prima frase "Aspettate un momento, aspettate un momento, non avete ancora sentito niente" che sembra sia stata messa li ad arte, in realtà fu detta perché cominciarono a registrare il disco "Vitaphone" senza che il Tecnico Audio fosse completamente pronto con i microfoni ed è poi rimasta nella copia finale inserita nel film.
Il film contiene alcuni stereotipi dell'epoca. Gli uomini di colore erano visti come buffe macchiette, capaci solo di gag. Così appare Al Jolson nelle sue performances sul palco, con le grandi labbra bianche dipinte enfatizzate dal colore nero con cui si anneriva la faccia. Quegli stessi buffi e ingenui neri che affollavano di pregiudizi la mente degli americani e che finirono col portare alla nascita delle leggi razziali.
Il film ebbe grande successo di pubblico, colpito dalla magìa del sonoro salvando di fatto la casa di produzione (la Warner Bros.) che rischiava il fallimento.
Il film fu nominato all'Oscar per il miglior adattamento, mentre la Warner Bros. ricevette dall'Academy un Premio speciale «per aver prodotto il pioneristico ed eccezionale primo film sonoro, che ha rivoluzionato l'industria cinematografica».
Il film ha avuto due remake:
Nel 1936 uscì, sempre per la Warner Bros, un cartone animato della serie Merry Melodies dal titolo I love to singa in cui un piccolo gufo (Owl Jolson) appena uscito dall'uovo iniziava a fare il cantante di Jazz suscitando l'ira del padre compassato professore di musica classica ma finendo per appassionare tutta la sua famiglia. Il cartone era una citazione e un aperto tributo al film.
Nel 1996 è stato inserito nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

domenica 9 ottobre 2011

promozione della lingua siciliana nelle scuole

DISPOSIZIONI LA TECNICA DELLA SCUOLA 10 OTTOBRE 2011
 
 
Una legge regionale per insegnarla nelle scuole dell’Isola
L’Assemblea regionale ha approvato
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE
Promulga
la seguente legge:
• Art.1 - Promozione, valorizzazione ed
insegnamento della storia, della
letteratura e del patrimonio linguistico
siciliano nelle scuole
1. La regione promuove la valorizzazione
e l’insegnamento della storia, della letteratura
e del patrimonio linguistico siciliano
nelle scuole di ogni ordine e grado.
2. Al raggiungimento dell’obiettivo di
cui al comma 1 sono destinati appositi
moduli didattici, all’interno dei piani obbligatori
di studio definiti dalla normativa
nazionale, nell’ambito della quota regionale
riservata dalla legge e nel rispetto
dell’autonomia didattica delle istituzioni
scolastiche.
• 

Promozione lingua siciliana

venerdì 7 ottobre 2011

recupero tradizioni musicali



Senza memoria non c’è tradizione e
senza tradizione non c’è società. Un popolo
senza memoria è un popolo senza
orgoglio di appartenenza, incapace di
riallacciare quei fili interrotti, o mai posseduti,
indispensabili per avere coscienza
del proprio patrimonio storico e della
propria identità (Alfio Patti tecnica della scuola del 10 ottobre).