giovedì 24 settembre 2015

Pinocchio










Testo teatrale liberamente tratto dall’omonima fiaba di Carlo Collodi




























Testo rielaborato da Rosario Guzzo




Personaggi:


nonna,bambino,Geppetto, fata, Pinocchio, gatto, volpe, Lucignolo, grillo parlante, folla di ragazzini, un coro di almeno venti elementi.



Scene:
1° casa di Geppetto: casa povera con un tavolo da lavoro da falegname, un camino con il fuoco disegnato,un letto, un quadro, una finestra.

2° bosco

3° casa della fata: arredamento a bomboniera rosa confetto, tende, tappeti quadri ecc.
oggetti: naso posticcio.

4° paese dei balocchi: case, insegne luminose e quant’altro possa servire per un parco giochi.

5°  pancia della balena: oggetti vari, cassette per la frutta, sagoma di barca naufragata, un letto, una giubba e un cappello da marinaio.






























Pinocchio

 In proscenio: si apre con u n balletto (possibilmente musiche di Bennato dall’album il burattino senza fili)
Si apre il sipario

 A rredamento: una sedia a dondolo e una sediolina. I due resteranno sempre in scena, posizionati in un angolo del palcoscenico,  illuminati nel momento in cui saranno protagonisti dell’azione scenica.

Nonna:            (prende per mano il bambino) Oggi ti racconterò una nuova fiaba.
Bambino:        Si nonna,le fiabe che mi racconti mi piacciono tanto.
Nonna:                       C’era una volta un re, che aveva una figlia molto carina.Vivevano in una reggia incantevole….No! Questa fiaba no! Non posso raccontarti sempre di re e regine…… di palazzi e ville.
                       Al mondo, caro il mio bambino, non esistono soltanto palazzi e principi azzurri che vanno a salvare principesse, ma ci sono persone umili che lavorano onestamente, che si guadagnano da vivere a fatica. Il mondo è fatto di gente che si accontenta di poco, molto poco.
Bambino:        Si nonna…racconta, racconta….
Nonna:            In un paesino situato su una collina abitava un falegname poverissimo.La sua casa era molto fredda pensa che il fuoco nel caminetto era soltanto disegnato!. Egli attingeva l’acqua  alla fontana del paese e la sera per illuminare la casa usava le candele .
Bambino:        Nonna, non aveva acqua calda in casa?
Nonna:            No, mio caro. Viveva da solo. Era stato sposato con una bellissima donna che purtroppo era morta giovane senza lasciare figli. Il falegname l’aveva amata tantissimo, la ricordava sempre, teneva infatti un  suo grande ritratto appeso ad una parete  dell’unica stanza della sua casa sempre adorno di fiori freschi.
Bambino:        Mi piace,nonna, continua…Ma, ma,..come si chiamava il falegname?
Nonna:                       Geppetto, il falegname si chiamava “Mastro Geppetto“ così lo chiamavano in paese.Lavorava sempre da mattina a sera, ma più invecchiava più desiderava  avere un figlio.Questo desiderio sembrava irrealizzabile. Una sera riflettendo ebbe un’idea. Un suo amico, qualche giorno prima, gli aveva regalato un pezzo di legno dalla  forma strana. Non potendo utilizzarlo per costruire tavoli o sedie, pensò di  creare un burattino…sai quelli di legno manovrati, tramite cordicelle, da un burattinaio che dà loro anche la voce.
Bambino:        Li conosco, nonna. Con la scuola ho assistito ad uno spettacolo di   
                        burattini…continua
Nonna:            Mastro Geppetto prese l’occorrente e cominciò a lavorare…
( Si apre il sipario e sulla scena compaiono Geppetto con in mano un burattino quasi finito e  con alcuni arnesi necessari per completarlo, canticchia una canzoncina)
                        (Arredamento di una casa molto povera, pochi oggetti in scena: un tavolo da lavoro, un ceppo, arnesi
                              da falegname ecc.)
Geppetto:       Bene, bene, sembri un bel burattino! Rifinisco il tuo piede e sei a posto…No..no,   mancano ancora gli occhi, la bocca, le orecchie, il naso. Che bello, come sono contento. ( rivolgendosi al quadro) Vedi cara  sembra vero, sembra un bambino..il nostro bambino, il bambino che abbiamo sempre desiderato. ( continua ad armeggiare, intanto fischietta una canzoncina.Poi stanco decide di riposare). Sono stanco ho lavorato per tutto il giorno, adesso mi riposerò e poi domani finirò il mio bambi…burattino…( Guarda il burattino) devo trovarti un nome, ci vuole un nome, ma non uno qualsiasi…ti chiamerò  Andrea come  mio padre.( Si sdraia sul letto) No, Andrea non è un nome da burattino, un burattino deve avere un nome particolare..un nome….un nome…Pinocchio, lo chiamerò Pinocch…( si addormenta)

                             (Si illumina la nonna e il bambino, si abbassano le luci sulla scena.)

Nonna:            Vedi bambino mio, l’amore, la bontà e l’umiltà sono qualità che Geppetto possedeva tutte e per questo fu premiato; quella notte accadde un evento straordinario: dal cielo scese  la fata Turchina che compì una magia…………
Bambino:        Dai continua! Sono curioso di sapere cosa succederà.
                             (La scena si sposta nuovamente al centro del palco, si abbassano le luci sui due personaggi..
                              Mentre Geppetto dorme una luce illumina la stanza entra la fata che con la sua bacchetta magica   
                              compie il miracolo.Entra in scena un bambino che sostituisce il burattino.)
                                Una musica new age fa da sottofondo per tutta la scena della fata
Fata:                           Pinocchio, Pinocchio svegliati, svegliati .(Pinocchio comincia a svegliarsi, la fata lo  scuote.) Dai, sveglia, svegliati poltrone!.
Pinocchio:       (Intanto si alza stropicciandosi gli occhi) Ma, ma dove sono..sono..sono dove ma..tu chi sei?…( Si tocca le mani, i piedi, il viso.) ma..cosa sono queste cose?
Fata:                Sono le tue mani, i tuoi piedi e il tuo viso..
Pinocchio:       A  cosa mi servono?..cosa ci faccio..faccio ci cosa..
Fata:                I piedi servono per camminare, le mani per toccare e prendere gli oggetti…
Pinocchio:       (Intanto si alza e cade a terra) Ho caduto..(si guarda i piedi) non funzionano i miei piedi, ohi che dolore…
Fata:                            Dai alzati, non ti sei fatto niente..su coraggio (lo aiuta a mettersi in piedi, Pinocchio traballa un pò).
Pinocchio:       (Vede Geppetto che dorme) E questo cos’è…con tutti quei peli sul viso… con i piedi grandi e le mani grosse ( va per toccarlo)…
Fata:                           No, aspetta non  svegliarlo, lascialo dormire…quello è il tuo papà.. Si chiama Geppetto e tu lo devi rispettare. Devi ascoltarlo, seguire i suoi consigli e i suoi insegnamenti.
Pinocchio:       Dovrò fare tutto ciò che vorrà?
Fata:                Si, proprio tutto.
Pinocchio:       Voglio tornare un burattino..burattino tornare voglio io!!.
Fata:                           Pinocchio,ascolta, Geppetto è un brav’uomo, ti ha sempre desiderato, sono certa che  sarai lo scopo della sua vita. Non ti maltratterà mai, ti amerà come un figlio .
Pinocchio:       Si. Ti credo, però  io non lo conosco.
Fata:                           Lo conoscerai, lo conoscerai stai tranquillo. Adesso io devo andare..tu però  comportati bene perché altrimente  ti farò ritornare burattino…ah. Dimenticavo! Non dire mai bugie perché per ogni bugia  il tuo naso si allungherà.
Pinocchio:       ( Si tocca il naso con paura) Voglio tornare burattino!!
Fata:                Pinocchio Pinocchio comportati bene e sarai felice…ciao ciao.

                            (Intanto Pinocchio comincia ad esplorare la casa, guarda sotto il tavolo,dentro il camino,sotto il letto.  
                             Poi rivolto  al quadro e illuminandosi in viso).
Pinocchio:       Ma tu sei la fata…allora non sei andata via, sei rimasta a sorvegliarmi!!

                       (Intanto Geppetto si sveglia e Pinocchio si nasconde sotto il tavolo)

Geppetto:        Ah che bella dormita mi sono fatto ( si stropiccia gli occhi, sbadiglia un pò. Saltella un po’, si avvicina al caminetto come per riscaldarsi le mani) Che freschetto che c’è stamattina. (Prende una bacinella si lava il viso rabbrividendo! Intanto Pinocchio da sotto il tavolo lo guarda mimando i movimenti)( sottofondo con la  stessa musichetta che canticchiava Geppetto)
Brr.Brr… che acqua fresca! Ci voleva per svegliarmi, mi sento già meglio…dunque dove ero rimasto ieri sera…ah sì devo completara il volto del mio burattino. (prende gli attrezzi  canticchiando una canzone e cercando il burattino. Non lo trova.) Ma dove l’ho messo, eppure era qui sul tavolo, sarà che dormo ancora ( si lava nuovamente il viso) adesso si che mi sono svegliato…(Cerca nuovamente ma non riesce a trovarlo) No, non è possibile ieri sera l’ho lasciato qui ( rivolgendosi al quadro). Tu non sai niente…Ti ricordi che ieri sera prima di addormentarmi gli ho dato pure un nome…dov’è il nostro bambino?

 

                       (Intanto Pinocchio esce da sotto il tavolo,  si mette dietro  Geppetto e mima i suoi movimenti.)

Pinocchio:       Sono qui, dietro di te.
Geppetto:        (Ssempre rivolto al quadro) Ma che dici cara, non ho capito bene.
Pinocchio:       Sono qui, dietro di te papà.
Geppetto:        Papà? (si gira di scatto, Pinocchio indietreggia e cade) Ma… tu …chi sei?
Pinocchio:       Sono….sono… Pinocchio.
Geppetto:        Pinocchio!…il mio burattino?
Pinocchio:       Si, papà il tuo burattino!
Geppetto:        Ma tu sei un bambino, non sei un burattino..Dai alzati,  ti riporto a casa, i  tuoi genitori ti staranno cercando..saranno in pena per te.
Pinocchio:        No, no  sei tu i miei genitori!
Geppetto:        Ma cosa stai dicendo..non si dicono le bugie.
Pinocchio:       Io non dico  bugie..vedi il mio naso non si è allungato.
Geppetto:        Ma che dici?
Pinocchio:       Questa notte è venuta una fata che ha fatto una magia: mi ha trasformato in bambino e poi è andata via dicendomi…
Geppetto:        Ma…Allora tu sei mio figlio, il mio bambino…Vieni, vieni fra le mie braccia..Ma tu stai  tremando dal freddo, hai bisogno di coprirti (prende la sua giacca e gliela mette sulle spalle tutto contento saltella per la gioia).
                             (Cambio luci.L’attenzione si sposta sulla nonna….)
Nonna:            Geppetto, per la gioia di essere padre non si domandò come tutto ciò potesse accadere… parlarono per tutto il giorno e la notte…Da buon genitore si preoccupò dell’istruzione del proprio figlio, decise di mandarlo a scuola, ma per comprare l’abbecedario fu costretto a vendere l’unica giacca che aveva. Pinocchio una mattina uscì di casa per andare a scuola. Quel giorno nel paese c’era  lo spettacolo di  Mangiafuoco, famoso burattinaio.
Bambino:        Ma, nonna Pinocchio non era più un burattino.
Nonna:            Si, questo è vero, ma Pinocchio era un bambino curioso, l’idea di assistere allo spettacolo lo affascinava e non avendo il denaro necessario per acquistare il biglietto vendette il libro. Entrato nel teatrino fu riconosciuto dai  burattini che recitavano, facendo adirare il burbero Mangiafuoco.
Bambino:        Povero Pinocchio ma come fecero a riconoscerlo come burattino ora che era un bambino?
Nonna:            Devi sapere che questa è una fiaba, e come in  tutte le fiabe tutto può accadere. Nelle fiabe accadono eventi fantastici…e impensabili. Mangiafuoco, infatti, invece di punire Pinocchio per lo scompiglio provocato in teatro…sentita la sua storia, si intenerì e addirittura gli regalò cinque monete d’oro per portarle a Geppetto.
Bambino:        Che brava persona è stata Mangiafuoco.
Nonna:                        Vedi a volte l’apparenza inganna, le persone non sono cattive, sono le circostanze che
                         le fanno apparire tali…
Bambino:          Però, Mangiafuoco è stato un benefattore.
Nonna:            Ascolta e capirai che non è sempre così…Purtroppo il nostro Pinocchio era un bambino ingenuo, non aveva nessuna esperienza della vita…infatti sulla strada del ritorno a casa si imbattè in due loschi individui:Il gatto e la volpe.

                             (La scena si sposta nuovamente al centro del palco, la scenografia è rappresentata da un bosco)

Pinocchio:       ( Percorrendo la strada di casa,canticchia tutto contento con il denaro in mano, ma viene avvistato dai due malfattori: il gatto e la volpe) Appena racconterò tutto a papà sarà contento, gli comprerò un bel vestito nuovo, una stufa per scaldarci e il petrolio per il lume.
                             (Intanto dietro un cespuglio i due desiderano impossessarsi di quelle monete ed escogitano un piano per
                               derubare l’ingenuo bambino.)       
Gatto:                         Guarda guarda, quando si dice la buona sorte, proprio stamattina che abbiamo finito il contante…
Volpe:             Ecco……. davanti a noi si materializza il nostro sogno..
( Si avvicinano)
Gatto:                         (Fingendo di zoppicare). Buona giornata, caro bambino..Beato tu che puoi camminare e saltellare.
(Pinocchio nasconde il denaro nel cappellino)
Pinocchio:       Buona giornata a voi.
Volpe:              (camminando con la schiena curva). Noi siamo molto lenti a camminare,  siamo vecchietti e stanchi..prima di sera dobbiamo raggiungere il campo dei miracoli per raccogliere il frutto del nostro lavoro…
Gatto:             Si, si, se arriviamo tardi rischiamo di perdere il raccolto.
Pinocchio:       Un raccolto? Non succederà niente, lo raccoglierete domani,  mica scappa via.
Volpe:                         Allora non hai capito, stiamo parlando del campo dei miracoli…non di un campo di broccoli.
Gatto:                         Nel campo dei miracoli nasce tutto ciò che di solito non si semina nella terra comune.
Volpe:                         Per esempio: tu hai poco  denaro, lo vai a seminare, lo innaffi e dopo poco tempo nasce una pianta che ti dà molto denaro.
Gatto:             Addirittura si quadruplica
Volpe:             Ma no, si centuplica….Tu hai denaro?
Gatto:             Vieni con noi ti daremo la possibilità di diventare ricco..
Volpe:             Ricchissimo..puoi comprare una casa grande…
Gatto:             Grandissima..e farai felice il tuo papà.
Pinocchio:       Ma, voi siete sicuri sicuri..
Volpe:             Certo che ne siamo sicuri..
Gatto:             Eccome se ne siamo sicuri.

                             (La scena ritorna nuovamente sulla nonna e il bambino)

Nonna:            Pinocchio che non era stupido capì che c’era qualcosa di losco  nei due personaggi e tentò di fuggire. Tutto fu inutile, i due malfattori lo raggiunsero, lo legarono e gli rubarono tutto il denaro, lasciandolo in mezzo al bosco.
Bambino:        Allora la fiaba finisce qui?
Nonna:            No, mio caro, a questo punto intervenne la fata che lo liberò permettendogli di continuare il cammino. Strada facendo Pinocchio ancora timoroso per la brutta avventura,vide una bellissima casa, vi entrò per chiedere conforto e con meraviglia scoprì che la padrona di casa era la  fata Turchina. A lei raccontò la sua disavventura, arricchendola di bugie. Come per incanto il naso si allungava ad ogni bugia..

                       (La scena ritorna sul palco, scenografia la casa della fata;Pinocchio  seduto su un letto  la fata è seduta   

                             vicino).

Pinocchio:       Quando sono arrivato a scuola ho ripetuto tutta la lezione di storia al sig. maestro ( il naso si allunga un po’) poi ho eseguito un compito scritto così bene che il sig. maestro mi ha dato dieci( il naso cresceva ancora),  alla lavagna ho scritto..(il naso cresceva a dismisura e Pinocchio se ne accorse) Ma, cosa mi sta succedendo? Il mio naso è diventato lungo lungo (piange) adesso come faccio..
Fata:                           Pinocchio Pinocchio, le bugie non si dicono, hai dimenticato cosa ti ho detto quando eri un burattino? Tu lo sai che hai fatto tanto soffrire il tuo papà che poverino ti sta cercando dappertutto?
Pinocchio:       (piangendo) Io non volevo, io non volevo vendere l’abbecedario per andare da Mangiafuoco (il naso si rimpicciolisce) con il denaro che mi ha dato volevo comprare una giacca nuova fiammante a mio papà (il naso rimpicciolisce ancora) poi il gatto e la volpe mi hanno ingannato e derubato, io non posso farci niente..(piange e si dispera).
Fata:                Vedi che il tuo naso è ritornato come prima? Si vive meglio ad essere sinceri  e leali e tu caro Pinocchio devi promettermi che  da oggi in poi ti comporterai bene con tutti, andrai a scuola e non dirai mai più le bugie.
Pinocchio:       Si, fata  lo prometto, sarò un bravo bambino.
Nonna:            L’indomani Pinocchio si recò a scuola…con un bel vestito e un paio di scarpe nuove…era contento ed aveva  buone intenzioni…voleva imparare a leggere e a scrivere . Pensava poi di ritrovare Geppetto che per cercarlo  era incappato in brutte avventure.
Bambino:        Ma, scusa nonna, adesso la fata può aiutarlo, Pinocchio ha deciso: vuole diventare un bravo bambino…
Nonna:                        Aspetta, non avere fretta…la fata sa quando  e come intervenire…
                        Caro il mio bel bambino, devi sapere che non è possibile modificare  il corso del nostro destino. Pinocchio deve crescere, deve fare le sue esperienze anche quelle pericolose.
Bambino:        Ma, se dovesse avere bisogno la fata lo aiuterà?
Nonna :           Certo che interverrà, ma  senza farsi scoprire.
Bambino:        La Fata come farà a sapere che Pinocchio ha bisogno di aiuto, chi l’avviserà ?
Nonna:            Devi sapere che un grillo speciale accompagna sempre Pinocchio, lo guida lungo il suo cammino e in tutto ciò che fa.
Bambino:        Dunque il grillo riferisce tutto alla fata?
Nonna :           Proprio così. …Ho perso il filo del discorso…cosa stavo dicendo?
Bambino:        Che Pinocchio si recò a scuola.
Nonna :           In classe conobbe i suoi compagni: Paolo, Francesco, Luigi, Domenico………. e Lucignolo. Lucignolo era un ragazzo molto indisciplinato, non aveva voglia di studiare e si comportava male. Purtroppo diventarono buoni amici. Lucignolo una mattina decise di marinare la scuola e coinvolse Pinocchio:volevano visitare  il famoso paese dei balocchi.
Bambino :       Il paese dei balocchi? Perché esiste un paese dei balocchi!
Nonna :           Nella realtà non esiste, ma noi stiamo raccontando una fiaba. Il paese dei balocchi era un posto bellissimo, c’erano giochi di ogni tipo,  gelati, dolci di ogni gusto..ma, soprattutto non c’era la scuola.
                       (Si cambiano le luci e la scena si sposta al centro  del palco. In scena sono Pinocchio, Lucignolo ed altri 
 bambini che giocano, cantano e ridono, altri si burlano della maestra) ( sottofondo musicale con una     marcetta allegra)
Lucignolo :     Pinocchio dimmi quanto fa tre per due?
Pinocchio :      Sei.
Lucignolo:      Bene l’asino che sei. Aaaah!
(Ballano e girano in tondo facendo un gran baccano. Tutti scherzano in un angolo del palcoscenico.Entra in scena il grillo.)


Grillo:                         (Rivolto al pubblico) Buona sera a tutti ai belli e ai brutti, vecchi e bambini, ammogliati e signorini. Io sono il grillo, sono la coscienza di Pinocchio, ho il compito di guidarlo per la dritta via, ora però… sono stanco di Pinocchio  fa sempre di testa sua, è testardo come un mulo, non mi vuole ascoltare ( canta la canzone del grillo: sono un grillo canterino…). Il Paese dei balocchi è un mondo irreale, tutta un’illusione, e come tale  destinato non soltanto a finire, ma a finire in malo modo. Infatti nelle bevande consumate durante le feste c’era una sostanza malefica che trasformava i bambini in ciuchini…si avete capito bene, proprio in asinelli.
                        (Mentre il grillo parla i bambini cominciano a trasformarsi  ragliano, indossando   
                               lunghe orecchie di asino .)
Vedete cosa sta succedendo? (sul palco si crea una gran confusione tutti   scappano, resta al centro della scena  soltanto Pinocchio che piange)
Pinocchio:       Papà, papà,  cosa ho combinato…aiutami tu per favore…fata tu che sei come una mamma..aiutami io non volevo..come faccio ora..Mi sono fatto tentare ancora una volta..perché non mi hai aiutato (piange disperatamente).
                             (Ritornano in scena la nonna e il bambino.Iil grillo si avvicina ai due ed ascolta non visto 
                              scimmiottando la loro conversazione.)
Bambino :       Che brutta fine ha fatto…(con voce triste)povero Pinocchio…come farà adesso?… La fata poteva aiutarlo…non è giusto però.
Nonna :           Non dare la colpa alla fata, è stato Pinocchio a cacciarsi nei guai, lei lo aveva indirizzato bene, si è comportata come una vera madre. Devi sapere che i guai per Pinocchio non sono ancora finiti, anzi…
Bambino :       Ancora guai?
Nonna :           Ancora, ancora…(cambiando tono) Pinocchio, diventato asinello è stato venduto ad un circo equestre che poi lo ha rivenduto ad un mercante che aveva deciso  di fare con la sua pelle un tamburo…
Bambino :       Ma, nonna è tremendo quello che è successo al povero Pinocchio…quasi quasi non mi piace più questa fiaba.
Nonna :           Ma tu cosa credi che nella realtà quando una persona commette uno sbaglio poi si possa risolvere tutto in un batter d’occhio? Senza pagarne le conseguenze  sperando  nell’intervento di una fata. No! Mio caro non è così, la vita purtroppo molto spesso è crudele…ma, ritorniamo al nostro Pinocchio…
Il mercante lo legò  per un piede e lo buttò in mare per farlo affogare…
Bambino :       Ma nonna questo è troppo..lo ha ucciso.
Nonna :           Se non fosse intervenuta la provvidenza………..
Bambino :       La fata.
Nonna :           La fata con l’aiuto del grillo.
                       (intanto il grillo si entusiasma e mima movimenti da eroe).
Un branco di pesci ha divorato la corda che legava Pinocchio liberandolo. Mentre passava  una enorme balena che vedendolo  pensò di farne un boccone.
Bambino e grillo insieme :      Adesso basta, questo è troppo, hai esagerato.
Nonna:            Tranquilli, tranquilli, proprio adesso viene il bello.
Bambino e grillo: Meno male.
Nonna :           (rivolta al pubblico) Diteglielo voi chi incontra dentro la pancia della balena.               Il Pubblico:          Geppetto!
Nonna:            Hai sentito,  conoscono la fiaba.
                           (Si apre nuovamente la scena..l’ambiente è la pancia della balena, dove ci sono cassette di frutta e 
                            suppellettili varie,disteso su un giaciglio c’è Geppetto.)
                       (Pinocchio entra inciampando si guarda attorno spaventato)
Pinocchio :      Ma dove sono finito? Che roba è questa (dà un calcio alle cassette, si muove circospetto) ma..ma..ma questa è la pancia della balena, mi ha mangiato, e adesso come faccio, come faccio ad uscire, questa ora mi digerisce (grida disperato e piange)…Cosa ho fatto per meritare tutto questo?, aaah! che nervi  ho, mi prenderei a schiaffi, a pugni (mima tutti i movimenti), a calci (cade a terra)…perché non ho dato ascolto al grillo, alla fata, al contadino, al maestro, ai miei compagni (con espressione da burlone) mii quanta gente che non si fa gli affari suoi (ricomincia a piangere)…(Ad un tratto vede una candela accesa che illumina Geppetto).
Ma, cosa c’è…(si alza, scivola e cade di nuovo guarda meglio)   questo chi è? Non sono solo c’è qualcuno, sono salvo, sono salvo…(si rialza ancora una volta, ricade, scivola;finalmente raggiunge il letto e si accorge che l’uomo è Geppetto).
Pinocchio:       Papà…sei tu? Proprio tu? ( intanto Geppetto si sveglia e mentre incredulo si stropiccia gli occhi Pinocchio lo abbraccia forte. )
Geppetto:        Pinocchio, pinocchino mio,  tu qui?…
                           ( si abbracciano e saltellano,  rotolando per terra.)
                         SSSSSSSS!Fermo!Fai piano! Se facciamo rumore la balena si sveglia e poi sono guai…se si mette a nuotare mi viene il mal di mare.
Pinocchio:       ( parlando in fretta) Papà cosa  fai tu qui? Come sei venuto a finire dentro la pancia della balena e perché sei vestito così? (era vestito con una giubba da ammiraglio)
Geppetto:        Calma, una domanda per volta, parli a raffica come mia suocera…calma..calma..( parla veloce) piuttosto tu cosa  fai  qui, dove sei stato durante tutto questo tempo? Cosa hai fatto?  Come mai hai la coda d’asino?
Pinocchio:       Meno male che ero io  a fare le domande a raffica come tua suocera.
Geppetto e Pinocchio insieme :  Basta !Non litighiamo più  ora che ci siamo ritrovati
                       ( si fanno una risata insieme)

Geppetto:        Che bello essere con te..be! Certo non è il massimo, non è casa nostra…però è      
                        accogliente non ci manca niente, il pesce è sempre fresco…si fa per dire ..certo si balla      
                        un po’ ogni tanto ma pazienza, speriamo di non essere digeriti.
Pinocchio:       Ma papà..siamo dentro la pancia di una balena..rischiamo di essere digeriti da un momento all’altro, non vediamo il sole, le cose belle che la natura ci regala, siamo inutili, dobbiamo uscire da qui, dobbiamo giocare, ballare, cantare (preso dalla foga inciampa e la balena comincia a svegliarsi, comincia a starnutire, tutto balla)
Geppetto:        Hai visto si è svegliata, adesso comincia a muoversi, e si balla eccome se si balla.
Pinocchio:       Vieni dobbiamo uscire da qui, subito ( nel trambusto i due escono di scena)
Bambino:        (tutto d’un fiato) Ma nonna, sono riusciti a fuggire, a scappare dalla pancia della balena, a salvarsi, come hanno fatto a raggiungere la riva?
Nonna:            Anche tu fai le domande a raffica? Che succede in questa fiaba c’è un virus logorroico.
Bambino:        Ma, nonna non cambiare discorso rispondi non saranno mica morti?
Nonna:            Basta, calmati, non è successo niente di grave anzi, la fata Turchina ha mandato un enorme pesce tonno che ha caricato Pinocchio e Geppetto sulle pinne dorsali e li ha trasportati a riva. (soddisfatta) Ohh! Finalmente è finita.
Bambino:        Nonna non è ancora finita.Racconta…
Nonna:            Come non è finita..certo che è finita, sono certissima.
Bambino:        Manca la parola magica.
Nonna:                        La parola magica?
Bambino:        (  cantilenando) Nonnaaa?
(Si alzano, vanno verso il pubblico  coinvolgendolo)
Insieme:          E vissero…(invitando il pubblico)
Tutti:               Felici e contenti.

                       (Canto Finale)

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